Oggi andiamo alla scoperta di un fungo davvero particolare: sapete cos’è il Macrolepiota procera?
Forse vi risulterà più familiare se lo chiamiamo con il suo nome comune Mazza di tamburo, Puppola o Bubbola Maggiore.
La ragione di tale appellativo è facilmente comprensibile se si osservano gli esemplari molto giovani. In questa fase infatti il cappello risulta ancora chiuso sul gambo e fa assumere al fungo proprio le sembianze di una mazza di tamburo.
Se non sapete cos’è il Macrolepiota procera, ossia il fungo conosciuto come Mazza di tamburo, leggete tutte le informazioni che abbiamo raccolto. Sarete certamente in grado di riconoscerlo se lo troverete in natura.
In questo articolo vi spiegheremo dove trovarlo, qual è la sua morfologia e come cucinarlo.
Macrolepiota procera Mazza di tamburo
Macrolepiota procera o Mazza di tamburo
La Macrolepiota procera è un fungo spontaneo appartenente alla famiglia Agaricaceae, la stessa famiglia dei più conosciuti funghi prataioli e champignon del genere Agaricus.
Come abbiamo visto il Macrolepiota procera è noto con il nome comune di Mazza di tamburo, Puppola o Bubbola maggiore.
Il nome Mazza di tamburo deriva dalla forma che assume quando è ancora giovane. Quando il fungo procede con il suo sviluppo, il cappello si apre e può raggiungere dimensioni fino ai 40 cm di diametro. Per questo motivo in alcune regioni d’Italia prende il nome di fungo Parasole o Ombrellone.
Il cappello ha una base chiara con sopra delle squame color ocra. Il gambo, slanciato e cilindrico, presenta un doppio anello ed è coperto da scaglie marroni. Le lamelle che si trovano sotto il cappello sono di un bel colore bianco, imbrunenti al tocco. Con il passare del tempo tendono però ad ingrigire.
L’odore e il sapore sono gradevoli e delicati, di nocciola.
Macrolepiota procera o Mazza di tamburo habitat
La Macrolepiota procera cresce dalla primavera all’autunno, spesso vicino ad altri esemplari della stessa specie.
L’ambiente ideale per questo fungo è quello che presenta ampi spazi aperti, come pascoli, prati e radure. Tuttavia se ne possono trovare degli esemplari anche nei boschi di latifoglie e conifere.
Occorre però essere degli esperti riconoscitori della Mazza di tamburo prima di accingersi a raccoglierli, poiché si confondono facilmente con altre varietà più piccole e molto tossiche. È il caso del Chlorophyllum rachodes o della bubbolina malefica (Lepiota helveola).
Anche gli esemplari di Macrolepiota procera troppo vecchi andrebbero esclusi, ma in questo caso riconoscerli è piuttosto semplice. I funghi più vecchi infatti presentano delle lamelle ondulate e di colore grigio, diverse da quelle dritte e bianche dei funghi più freschi.
Macrolepiota procera o Mazza di tamburo in cucina
Del fungo Mazza di tamburo viene consumato solamente il cappello, che può essere arrostito alla brace o impanato e fritto. Potete inoltre cucinare la Mazza di tamburo semplicemente saltandola in padella e utilizzarla come contorno o come ripieno di squisite frittate.
È necessario adottare alcune precauzioni quando si cucina questo tipo di funghi. Necessitano infatti di tempi prolungati di cottura, per cui sistemi rapidi come la brace o la frittura potrebbero lasciare l’interno un po’ crudo. Questo inconveniente può essere facilmente evitato sbollentando il fungo prima di procedere con impanatura e cottura.
Ricostruzione didattica del fungo Macrolepiota procera
Ora sapete cos’è il Macrolepiota procera, il fungo conosciuto con il nome comune di Mazza di tamburo, Puppola o Parasole.
Insieme abbiamo visto le sue principali caratteristiche:
- di grandi dimensioni
- cappello squamoso ocra
- gambo a scaglie marroni con doppio anello
- lamelle biancastre
- commestibile solo la parte del cappello di esemplari giovani