Quali caratteristiche hanno i funghi chiodini Armillaria mellea?

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I funghi chiodini sono tra le specie più note e consumate in Italia.

Sono funghi estremamente diffusi e facili da raccogliere. Ma sapete esattamente quali caratteristiche hanno? Conoscete qual è il loro habitat naturale? Sapreste riconoscerli quando li vedete in natura?

Vi diremo quali caratteristiche hanno i funghi chiodini, come si presentano morfologicamente, dove crescono, quando vengono raccolti e come si cucinano. Vi daremo tutte le informazioni che dovete conoscere se siete amanti dei funghi in genere e di questa specie in particolare.

Se volete sapere quali caratteristiche hanno i funghi chiodini leggete il seguente articolo. Scoprirete un mondo affascinante sulla botanica di questo meraviglioso frutto del bosco e le tecniche di cottura necessarie per renderlo eccellente nelle vostre preparazioni gastronomiche.

I funghi chiodini Armillaria mellea

Il nome scientifico del fungo chiodino è Armillaria mellea, deriva dal latino “armilla”, ossia braccialetto, e “melleus” ossia miele, per via della colorazione giallo-bruna che lo ricorda.

Cresce solitamente in cespugli composti da parecchi esemplari ma non è insolito trovarli anche come funghi singoli.

Il cappello ha un colore variabile e sfumato con una maggiore intensità di pigmento a partire dal centro. Le lamelle hanno invece una colorazione che parte dal bianco crema fino ad arrivare al giallastro. Il gambo presenta un anello nella parte alta mentre le carni sono di un bel colore biancastro.

cespi di chiodini crescono generalmente sopra il legno. Quando li troviamo a terra sta a indicare che il legno è interrato. Si comportano come parassiti e possono provocare marciume all’apparato radicale della pianta che li ospita.

I funghi chiodini non vanno però confusi con altre specie tossiche che crescono sul legno. È il caso del falso chiodino (Hypholoma fasciculare) e della Galerina marginata, due specie somiglianti ma non commestibili ed assai velenose.

Funghi chiodini Armillaria mellea

I funghi chiodini Armillaria mellea utilizzi in cucina

Il periodo migliore per la raccolta dei funghi chiodini è l’autunno, quando crescono in abbondanza.

Vanno prelevati quando sono ancora giovani perché gli esemplari più vecchi possono dare problemi di intossicazione e scarsa digeribilità. Fortunatamente non è difficile riconoscere un esemplare troppo vecchio per via della sua consistenza molle e per l’odore sgradevole, caratteristiche assenti in quelli giovani. Si raccomanda inoltre di non raccoglierli mai dopo gelate notturne o congelarli crudi. In questi casi infatti diverrebbero tossici.

I gambi dei funghi chiodini, ad eccezione di esemplari molto giovani, sono piuttosto tenaci e difficili da cuocere, perciò vanno eliminati.

Prima della cottura, che in ogni caso deve essere piuttosto prolungata, vanno sbollentati e l’acqua residua va eliminata. Se si esegue questa operazione preliminare si eviteranno problemi gastrointestinali legati alla loro difficile digeribilità.

Va detto infine che i funghi chiodini sono ottimi nei risotti, nelle zuppe e come contorno a piatti di carne. Tuttavia il loro consumo dovrebbe essere limitato.

Abbiamo visto quali caratteristiche hanno i funghi chiodini e tutte le informazioni necessarie per raccoglierli e cucinarli in sicurezza. Attenersi a queste raccomandazioni è essenziale se si vuole evitare il rischio di brutte sorprese.